La Tradizione Natalizia in Emilia Romagna: Tra Storia e Sapori
La Vigilia di Natale in Emilia Romagna conserva il fascino di un tempo, con il menu di “magro” come elemento imprescindibile. Anticamente, la cena era semplice e vedeva come protagonista l’anguilla, preparata in vari modi: marinata, grigliata, fritta, in umido con polenta, o utilizzata in ricette come il brodetto di verza o il risotto.
Oggi, questo appuntamento conviviale ha assunto un carattere più elaborato, con pietanze raffinate ma rigorosamente prive di carne, spesso a base di pesce. Nel piacentino, a Soarza, si gustano i “Gnoc ad la vigilia”, piccoli gnocchi conditi con una salsa leggera di pomodoro, olio e funghi secchi. A Bobbio, invece, il mese di dicembre è dedicato alle lumache, servite come piatto principale accanto alle lasagne ai funghi. In Val Taro, la tradizione porta in tavola le “Perpadelle di vigilia” al sugo di funghi e i “Verzolini”, involtini di verza farciti con pane e Parmigiano.
Un’idea innovativa per il primo piatto è rappresentata dai Passatelli asciutti, arricchiti con un sugo di melanzane e capesante, o nella versione più particolare con farina di castagne.
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Nel ferrarese, unico dolce concesso per la Vigilia è il Pampepato, un dessert sobrio la cui forma a calotta richiama il copricapo ecclesiastico, il “zucchetto”. Questo dolce risale probabilmente a uno dei conventi della pianura ferrarese.
Pellegrino Artusi e il Menu di Magro
Il celebre gastronomo Pellegrino Artusi, nel suo libroLa scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, proponeva un menu della Vigilia sorprendentemente ricco: crostini con caviale e acciughe per antipasto; tortelli o risotto con telline come primo piatto; frittura di sogliole, triglie e totani e anguilla arrosto come secondo, accompagnati da contorni di cardi alla besciamella o crescioni. Il tutto si concludeva con dolci come croccanti, mele in gelatina e frutta di stagione.
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Il Natale: Tradizione e Opulenza
Il giorno di Natale, la tavola diventa un tripudio di sapori e prodotti tipici. Gli antipasti sono dominati dai salumi DOP e IGP dell’Emilia Romagna: Coppa Piacentina, Culatello di Zibello, Prosciutto di Parma o di Modena, Salame di Felino e Mortadella Bologna. Immancabile il Parmigiano Reggiano, spesso abbinato all’aceto balsamico di Modena e Reggio Emilia, e il formaggio di fossa accompagnato dalla Saba, un’antica riduzione di mosto d’uva.
Tra i primi piatti trionfano i Tortellini in brodo di cappone, i Cappelletti romagnoli ripieni di ricotta o formaggio, il Pasticcio alla reggiana e quello ferrarese, in cui i maccheroncini sostituiscono i tortellini.
Il Bollito misto è un altro grande classico: carne di manzo, gallina o cappone, lingua e testina di vitello cotti in acqua aromatizzata con cipolla, sedano e carote. Si serve con salsa verde (a base di prezzemolo, uova sode e olio) o salsa rossa (pomodoro e verdure).
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Le Stelle del Natale: Zampone e Cotechino
Simboli delle tradizione natalizie emiliane sono lo Zampone e il Cotechino, entrambi prodotti IGP di Modena. Realizzati con carne di suino macinata e speziata, lo zampone viene insaccato nella pelle della zampa del maiale, mentre il cotechino utilizza un budello naturale. Entrambi sono accompagnati da lenticchie, fagioli o purè di patate.
I Dolci della Tradizione
Per la tradizione natalizia Emiliana i dessert richiamano la storia e il territorio. Il Certosino di Bologna e il Panone di Natale combinano miele, frutta candita, cioccolato e pinoli, mentre la Spongata di Brescello e Busseto risale addirittura all’epoca romana, una pasta frolla ripiena di mandorle, miele e frutta secca, apprezzata persino da Giuseppe Verdi.
Un Invito alla Tradizione
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Che sia per la Vigilia, il Natale o il Capodanno, i piatti della tradizione natalizia dell’Emilia Romagna raccontano una storia di gusto, cultura e convivialità. Tra antiche ricette e sapori autentici, queste specialità continuano a rendere unico il periodo delle feste, celebrando il patrimonio culinario della regione.