In Calabria sono stati ritrovati dei megaliti preistorici che hanno reso Nardodipace la Stonehenge italiana. Di cosa si tratta in realtà?
Nel 2002 in Calabria, più precisamente a Nardodipace, in provincia di Vibo Valentia, in seguito a disboscamenti e incendi boschivi sono stati ritrovati degli enormi blocchi di pietra da circa 200 tonnellate l’uno.
Si tratta di reperti preistorici realizzati tra i 2000 e i 5000 anni prima di Cristo dalle popolazioni che abitavano il territorio calabrese molto prima dell’arrivo dei greci.
I Megaliti di Nardodipace sono tutt’oggi allo studio per stabilire se si tratti di costruzioni realizzate dall’uomo, come molti studiosi sostengono, o di semplici macigni naturali, come invece ritengono altri.
Cosa raccontano i megaliti di Nardodipace
Le misteriose costruzioni ritrovate a Nardodipace sono realizzate in quarzo e granito, simili ai grossi megaliti che si trovano a Stonehenge, in Inghilterra.
Dopo il ritrovamento del 2002, molti studiosi si sono recati sul posto per cercare di far luce sulla storia che si nasconde dietro questi massi, ma nessuna tesi è stata ancora qualificata come certa.
Gli archeologi ancora cercano risposte per capire chi erano le popolazioni che vivevano in Calabria 5000 anni fa e perché questi abbiano voluto realizzare questi “monumenti” pesantissimi.
Alcuni studi sostengono che i megaliti abbiano avuto scopi di culto e che siano stati costruiti dai Pelasgi, popoli neolitici descritti anche da Omero nell’Odissea.
I ritrovamenti preistorici calabresi
Già nel 1972 in seguito all’alluvione fu scoperta a Girifalco, in provincia di Catanzaro, una fenditura nella roccia di circa 6 metri dalla quale emergeva un volto umano scolpito nella pietra.
In seguito sono state rinvenute delle tavolette con incisi “petroglifi”, scritte ancora allo studio su cui pare si racconti l’insediamento del popolo dei Pelasgi in Calabria e l’erezione di quattro siti pelasgici.
Uno di questi è stato rinvenuto a Placanica, in provincia di Reggio Calabria, in cui si trovano le grotte delle fate e dei Re. Il secondo è invece il suddetto sito di Nardodipace, definita anche “città della porta”.
Tuttavia, nonostante le fonti storiografiche, si fa ancora fatica a ricostruire e riconoscere l’esistenza di una civiltà pelasgica calabrese.
I megaliti di Nardodipace, affermano gli studiosi, non possono essere frutto di un fenomeno naturale ma sono dei veri e propri dolmen preistorici creati dall’uomo. Non resta che continuare studi e ricerche per poter fare chiarezza su questi misteriosi colossi.