Arroccato sull’Aspromonte calabrese sorge Pentedattilo, il suggestivo borgo fantasma riportato in vita grazie all’impegno di artigiani e artisti del luogo
Pentedattilo sorge su una roccia che somiglia a una mano gigante, detta anche mano del Diavolo, una forma particolare che dà il nome a questo piccolo borgo dell’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria.
Il paesino della costa jonica è conosciuto dai calabresi per le sue leggende di fantasmi legate a storie di amori traditi che ancora riecheggiano nell’aria e che avvolgono Pentedattilo in un alone di mistero.
Ne parla anche lo scrittore inglese Edward Lear che ebbe modo di conoscere il borgo e il suo fascino nel 1847, durante un suo viaggio nel sud Italia.
Pentedattilo, il borgo fantasma che rinasce
Oggi Pentedattilo mantiene la sua fama di paese fantasma più suggestivo della costa calabrese, dopo essere stato abbandonato dai suoi abitanti in cerca di un futuro migliore.
La sua posizione, infatti, non permette facili spostamenti, in più la zona è spesso minacciata da fenomeni naturali come terremoti e alluvioni.
Nonostante questo, il borgo è stato di recente riportato in vita grazie all’Associazione Pro Pentedattilo che ha saputo creare una rete di ospitalità che ogni anno accoglie centinaia di giovani attraverso i Campi della legalità Arci e Libera per ripopolare il borgo e non lasciare che muoia abbandonato per sempre.
Questa iniziativa ha permesso di trasformare molte delle case in pietra di Pentedattilo in botteghe artigiane che permettono agli artisti della provincia di Melito Porto Salvo di esprimersi e farsi conoscere.
In più, nei mesi estivi vengono organizzati diversi eventi musicali, teatrali e di fotografia che attirano curiosi e turisti.
“Pentedattilo” by Cinzia A. Rizzo / fataetoile is licensed under CC BY-NC-ND 2.0
La leggenda di Pentedattilo
I protagonisti della leggenda di Pentedattilo sono due nobili famiglie: gli Alberti, marchesi del borgo e gli Abenavoli, baroni di Montebello Ionico, altro paesino vicino.
Si racconta che il barone Bernardino Abenavoli desiderasse sposare Antonietta Alberti. La donna, però, fu concessa al figlio del viceré di Napoli, Don Petrillo Cortes.
Questo affronto non fu digerito dal barone, il quale, durante la notte di Pasqua del 1686 si introdusse nel castello degli Alberti e fece una strage ammazzando tutti, tranne la sua amata e il futuro sposo.
Bernardino costrinse Antonietta a sposarlo e tenne prigioniero il figlio del viceré. Una spedizione punitiva giunse da Napoli per liberare Don Petrillo, e altro sangue fu sparso tra gli uomini di Bernardino, il quale riesce a fuggire con la donna.
La leggenda di queste stragi vuole che ancora oggi, nelle notte in cui tira il vento, si possano udire le urla di dolore degli Alberti risuonare tra le gole della mano del Diavolo mentre per i vicoletti del borgo si odono le urla e la rabbia di dolore del marchese e la sua famiglia uccisi nel sonno.
“Pentedattilo” by mptm3c90 is licensed under CC BY-NC-SA 2.0