La Chiesa della Missione ai Vergini di Napoli costruita dal Vanvitelli possiede al suo interno un quadro su cui si narra la leggenda di un amore contrastato
La città di Napoli nasconde leggende e misteri, come quella del quadro dell’anima dannata presente all’interno della Chiesa della Missione ai Vergini.
Napoli è considerata da molti la città più bella del mondo. “Guarda Napoli e poi muori” afferma Goethe: una frase che racchiude l’essenza della città che da sempre incanta e stupisce chiunque la visita.
Il capoluogo campano, oltre alle bellezze paesaggistiche dovute alla sua invidiabile posizione sul mare, possiede tesori d’arte inestimabili, tra cui decine e decine di chiese che portano la firma dei più illustri architetti del passato.
Tra queste, la Chiesa della Missione ai Vergini, detta anche chiesa dei Lazzaristi, la cui costruzione è frutto in gran parte del lavoro di Luigi Vanvitelli, il quale terminò l’opera nel 1760.
L’edificio è considerato uno dei capolavori del Vanvitelli e modello di riferimento per l’architettura religiosa della città.
La sagrestia della Chiesa della Missione ai Vergini di Napoli possiede qualcosa di molto particolare: qui è custodita la terza ampolla contenente il sangue di San Gennaro, il santo patrono della città. Vi è inoltre un inginocchiatoio e un dipinto molto speciale a cui è legata una storia leggendaria: il quadro dell’anima dannata.
La leggenda del quadro dell’anima dannata
La leggenda legata al quadro della Chiesa della Missione ai Vergini parte dalla storia dell’amore tra un ricco cavaliere forestiero e una giovane donna napoletana. I due non erano destinati a convolare a giuste nozze, a causa della grande disparità di ceto.
La ragazza, per dimenticare l’amore impossibile per il cavaliere, comincia a prostituirsi, finendo in un circolo infelice di maltrattamenti e sfruttamento finché, esausta, si lascia morire.
Quando il cavaliere apprende la notizia, disperato, decide di rinunciare ai suoi averi e di cambiare vita. Nel tentativo di sfuggire al senso di colpa per aver provocato la morte dell’amante, diventa sacerdote.
Per anni l’uomo si dedica senza sosta alla preghiera per l’anima del suo amore perduto, chiedendo perdono per i peccati commessi. Finché un giorno, mentre è inginocchiato a pregare, gli appare la giovane che, in preda all’ira, gli ordina di smettere di pregare perché non è più possibile tornare indietro e lei resterà dannata per sempre.
Il fantasma, per convincere il sacerdote a rinunciare alle sue preghiere per lei, appoggia le mani sul quadro di fronte all’inginocchiatoio per spaventarlo. In pochi istanti dal quadro si sprigiona del fumo nero e l’uomo sviene.
Al suo risveglio, in presenza dei confratelli accorsi in soccorso, tutti si rendono conto che sul quadro ci sono impresse le orme di due mani, ancora visibili oggi.
“Altar with polychrome marbles (about 1760) – Misericordiella Church in Naples” by Carlo Raso is marked with Public Domain Mark 1.0.