Il parco Fonti del Citunno è un luogo incontaminato e senza tempo, decantato da artisti di ogni epoca, in cui sorge anche un tempio patrimonio Unesco
In Umbria, a dieci chilometri da Spoleto, in cima a una collina c’è un piccolo borgo fortificato, Campello sul Clitunno, conosciuto per il suo paesaggio ricco di vegetazione e fonti naturali.
Qui si trovano infatti le Fonti del Clitunno, luogo frequentato già dagli antichi Romani, i cui corsi d’acqua formano un pacifico laghetto da cui nasce il torrente Clitunno.
Molti ricorderanno la famosa ode del Carducci, “Alle fonti del Clitunno”, con cui il poeta celebrò questo luogo incantato e suggestivo, dove crescono rigogliosi salici piangenti e pioppi che si specchiano sulle acque limpide.
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Ma Carducci non fu l’unico artista a prendere ispirazioni da questo posto incontaminato. Di qui sono passati diversi personaggi illustri di ogni epoca che hanno decantato e raffigurato la magnificenza di questo parco dono della natura.
Plinio il Giovane, Virgilio, Properzio descrivono nei loro scritti la magnificenza delle Fonti di Clitunno come un luogo in cui sorgevano terme, ville e templi. Qui venivano celebrati anche riti religiosi, in cui si sacrificavano buoi al dio Clitunno.
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Il tempio patrimonio UNESCO
Passeggiando all’interno del parco si incontra un tempietto risalente a un periodo non ben specificato tra il IV e il IX secolo.
Questo è considerato uno tra i più interessanti monumenti altomedievali dell’Umbria, ed è tra i sette gioielli dell’arte e dell’architettura longobarda in Italia che sono stati di recente inseriti nella prestigiosa lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Il tempio è una costruzione di modeste dimensioni con la classica forma ed elementi dei tempietti romani: quattro colonne corinzie frontali si ergono da un alto podio, sormontate dal timpano che porta un’iscrizione dedicatoria al Dio degli angeli, mentre il frontone è ornato con una croce fra viti e grappoli d’uva.
La posizione del tempio è la stessa descritta da Plinio il Giovane, ovvero circondato dai cipressi ai cui piedi si estende un laghetto.
Si accede al tempietto tramite due gradinate laterali. All’interno si possono osservare i resti di tre affreschi raffiguranti Cristo, i Santi Pietro e Paolo, alcuni angeli e una croce gemmata datati all’VIII secolo d. C. Altri elementi scultorei sono stati invece attribuiti al I secolo d. C.
Elementi di datazione diversa hanno reso difficile collocare precisamente il periodo in cui il tempio è stato costruito, anche se le fonti più accreditate al momento collocano l’edificio in età longobarda.
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